Massimo Portolani

Questo è il sito personale di Massimo Portolani, musicista, progettista elettronico e programmatore, con interessi nelle scienze sociali, nella fotografia e nei viaggi.
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Perchè ho scritto l'album PoliticaMente (opus ad meliora)?

Ho iniziato a vedere le cose in modo diverso durante il Covid. Il fatto di bloccare le persone nelle case, anche impedendo di fare cose salutari, come andare in spiaggia o a correre in campagna, la propaganda continua che ci assediava in televisione e nei giornali, il fatto di trasmettere programmi in cui si vede in tempo reale un inseguimento di un poveraccio che cammina in spiaggia, in stile inseguimento del colpevole in Fahrenheit 451, il fatto di sentire persone gridarmi di rientrare perchè mi fanno multe, solo perchè porto il bimbo a prendere aria, mentre è normale portare i cani. Feci anche un video musicale, per non dimenticare. Tutte queste idiozie mi hanno cominciato a far pensare in modo meno individualistico, meno economico, e più politico, ovvero più interessato alla vita in comunità. La pandemia ha contrastato le persone, come in una foto, dove sparisce il grigio e rimane bianco e nero. In un certo senso ci ha costretti, volenti o nolenti, a schierarci. La burocrazia e Un mondo incartato li ho iniziati a scrivere in quel periodo.
Poi è iniziato il conflitto in Ucraina. Sono laureato in Scienze internazionali e diplomatiche con indirizzo in Relazioni Internazionali e capisco bene cosa è successo e quali sono le forze dietro questi eventi, e mi sarei aspettato che l'Italia avrebbe fatto quello che, nel corso della mia vita, le ho visto fare, ovvero cercare di aiutare con soluzioni diplomatiche, parlare usando il cervello, nell'interesse del paese. Invece no, è iniziata una propaganda senza alcuna attinenza con la realtà, i dirigenti, Draghi e Mattarella, per fare nomi, hanno preso subito una posizione netta, che anche loro senz'altro sapevano non essere quella giusta e conveniente per noi, abdicando al ruolo che il nostro paese ha avuto, anche negli anni della DC che io, certo, non amavo, e che oggi mi tocca rivalutare. Quello che mi ha dato il colpo di grazia nella perdita della fiducia, e che mai mi sarei immaginato, è la censura. Io sono abituato a leggere notizie da vari punti di vista, leggo il New York Times, ma anche RT (Russian Times) o Sputnik News, e a un certo punto quando sono andato per accedere ai siti di questi ultimi, mi son trovato con il browser che scrive: non c'è niente a questo indirizzo... E questa censura, che dicono essere un diktat europeo, non è affatto accettata da tutti supinamente. Per esempio, in Francia - quando ho potuto provare - non c'è, in Austria ti appare una scritta che dice che Questo sito non lo puoi vedere in conformità con un decreto europeo, ovvero perlomeno ti dicono le cose come stanno. Anche quando sono stato in Iran a fare una fiera, nel periodo che sembrava potesse offrire speranze, e ho provato ad accedere a Dagospia mi è apparsa una schermata che diceva, all'incirca questo sito non è conforme alle regole di decenza dello stato islamico e quindi non te lo facciamo vedere. Del resto Dagospia è diventato un tale megafono di propaganda becera che ormai mi sono autocensurato da solo e non lo guardo più.
Quindi, perlomeno ci mettono la faccia. I nostri no, fanno finta che hai sbagliato indirizzo o che il server momentaneamente non funziona. Da questo ho preso lo spunto per Un mondo di bugie.
Subito dopo il Covid, quando sono ricominciate le fiere, ho partecipato a un evento a Napoli e ho dormito in un albergo di fronte a dove una volta c'era l'Italsider di Bagnoli. Dal mio balcone vedevo il campo verde che c'è ora al posto di quella grande acciaieria. Come ricordo hanno lasciato una parte dell'impianto che ho fotografato più volte. Ho ricordato quando, all'inzio degli anni 80, arrivando a Napoli dalla Domiziana, mi sono trovato davanti la vista di questo gigante con le sue torri che emettevano fumi, di fronte a questo mare bellissimo, e ho pensato, che cosa incredibile, costruire questo inferno in un luogo così paradisiaco. In realtà con l'Italsider avevamo un'Italia industriale, con persone preparate e competenti, capacità di produzione che si può usare in ogni ambito. Con l'Italsider si poteva parlare della potenza. I figli dei lavoratori avevano accesso ad un'istruzione tecnica di livello e venivano inseriti nella fabbrica. All'inizio degli anni '80 Napoli era una città industriale. Oggi è una città prevalentemente turistica, bed and breakfast pizza e mandolino. Ma se non ci comporteremo bene, il flusso di turisti smetterà. Un chiarimento: in Italsider non celebro la potenza nel senso di capacità militare, semplicemente faccio un ragionamento di base, se vuoi avere una traiettoria di sviluppo indipendente non puoi fare a meno di investire in certi settori ed educare la gente in modo tecnico. L'idea della decrescita felice è un'idiozia senza senso. Un pò come fare gli Amish e vivere di piccole cose in un mondo bucolico. Peccato che se hai qualcosa di buono e non sei in grado di difenderti c'è sempre qualcuno che trova una scusa per portartelo via. Questo non significa armarsi fino ai denti per arricchire chi produce armi, che peraltro oggi sarebbero più che altro americane, significa avere un substrato di persone competenti, che per esistere devono avere un ambiente in cui vivere e lavorare. Posti come Italsider.
E qui viene il discorso della società come insieme di famiglie e organizzazioni politiche e lavorative, sindacali, religiose. Tutto quello che aggrega le persone intorno a un progetto che sia di beneficio per tutti va bene. La direzione in cui ci stanno spingendo è esattamente l'opposta. Ci sono le elites interessate che remano in quel senso, nel modo che pensano possa beneficiarle, che pare essere una riduzione a uno stato di semi-schiavitù della maggioranza, peraltro ridotta di numero. A partire (in modo palese) dal rapporto del Club di Roma sui Limiti alla crescita (1972), la spinta è sempre stata la stessa: impedire ai paesi poveri di svilupparsi con la storia dell'inquinamento, del buco nell'ozono, del riscaldamento globale. Tutte cose vere, certo, ma che vengono raccontate in modo da spingere le scelte politiche in una certa direzione, un pò come si fa con i greggi di pecore. Fino ad arrivare al non avrai nulla e sarai felice di Klaus Schwab, che è il fondatore del World Economic Forum, ovvero l'evento di Davos dove vanno ricconi, politici da tutto il mondo (e, immagino, tante/i escort) ogni anno. In fondo in fondo stanno parlando di una società pianificata, con piani di crescita e piani di sviluppo, simili a quelle società sovietiche, cinesi, nord-coreane, che questi individui disprezzano. La sola differenza è che non c'è un ideale socialista - o qualsiasi altro - alla base del loro pensiero, semplicemente la pianificazione deve essere fatta per la loro convienienza, e degli altri chissenefrega. Schiavi. Da questi ragionamenti è nato il pezzo PoliticaMente, con la copertina di famiglie che scendono dalle montagne dove vivono nelle grotte e vanno a prendere quelli nascosti nella banca, che non sono i ladri, ma sono i banchieri, intesi come rappresentanti della grande finanza. La statua della libertà sta lì a guardare.
Ho iniziato a ripensare alla mia gioventù e ho cominciato a vedere gli eventi politici di allora sotto una luce diversa. Tutti eventi che hanno segnato i miei vent'anni: dall'omicidio di Aldo Moro (16/3/1978), quando avevo 18 anni, all'aereo abbattuto ad Ustica (27/6/1980), con Mig libico sulla Sila (ritrovato il 18/7/1980), e bomba a Bologna (2/8/1980). Ho avuto modo di incontrare per pochi minuti sia Giulio Andreotti che Bettino Craxi. Ho collaborato dal 1982 con Filippo Panseca, sia fornedogli computer e stampanti speciali che collaborando come esperto di arte digitale. Ho partecipato insieme a lui all'ultimo grande congresso socialista, a Bari nel 1991. Poi è arrivata tangentopoli e Craxi, per salvarsi, è dovuto scappare a Tunisi, e Andreotti, che non erano riusciti a incastrare, ha dovuto perdere gli ultimi anni della sua vita a difendersi da accuse di appartenenza alla mafia. Due personaggi che han provato a fare una politica italiana che fosse un minimo indipendente, che sono finiti male perchè chi comanda veramente, appena il concorrente (URSS) è imploso, li ha messi fuori dal gioco, visto che non servivano più. Ovviamente questo è il succo del testo di Craxi e Andreotti, con una coda di esortazioni recitate sullo sfondo dell'internazionale.
Il periodo del Covid e poi la guerra, dopo il 2022, e la terribile propaganda a cui ho assistito in entrambi i casi, mi ha fatto rivalutare i vecchi, che non avevano studiato, come mio padre, che però andava al bar, leggeva il giornale, parlava con gli altri, e aveva un'idea decentemente informata e sensata di come andava in mondo. Per fare un confronto ricordo quando andai a sciare a Vail in Colorado, mi pare nel 1989, e mi trovai a parlare con un chirurgo, che non sapeva chi fosse Gorbaciov. Mio padre lo sapeva. E qui iniziai a dubitare della bontà del sistema educativo di certi paesi.
Quando studiavo relazioni internazionali ho conosciuto ed apprezzato la teoria realista, che ha come esponenti antichi Tucidide e Machiavelli e, ai nostri giorni, per citarne alcuni, Kenneth Waltz e John Mearsheimer. Lessi La guerra del Peloponneso, del generale Tucidide, che racconta come la guerra dei trent'anni fra Atene e Sparta sia iniziata perchè entrambe temevano la crescita della potenza dell'altra (vediamo paralleli oggi fra USA e Cina). Racconta qualche fatto specifico, come l'intervento ateniese a Corcira contro Corinto, o certe restrizioni commerciali (le proto-sanzioni) imposte da Atene a Megara, alleata di Sparta, ma dice che sostanzialmente questi sono casus belli per una guerra che aveva altre ragioni. La parte che mi ha lasciato un ricordo indelebile, illuminante, è quella dell'arrivo degli ateniesi sull'isola di Melo, che, a guerra iniziata, era neutrale. Per farla breve, gli ateniesi spiegano ai meli che non possono restare neutrali e devono prendere posizione, questi rispondono che non è giusto e gli ateniesi rispondono la giustiza vale fra pari di forza, altrimenti il più forte fa quello che può e il più debole accetta quello che deve accettare. I meli non accettano e gli ateniesi li uccidono tutti e portano via le donne e i bambini come schiavi. Anche Machiavelli, quando parla della realtà effettuale delle cose, esorta il principe a concentrarsi sulle dinamiche del potere e tralasciare le storielle moraleggianti che vorrebbero dare una parvenza di giusto o ingiusto a un certo comportamento, ed è molto chiaro su questo punto. Per poi arrivare agli studiosi più moderni, che riprongono in modo più dettagliato e strutturato lo stesso concetto. Le grandi potenze non hanno nessuno sopra di loro in grado di proteggerle, l'unica strategia di sopravvivenza e impedire ai concorrenti di aumentare il proprio potere oltre una soglia che ritengono rischiosa. Per questo motivo gli Stati Uniti non potevano accettare i missili sovietici a Cuba, e l'Unione Sovietica non poteva accettare i missili americani in Turchia, e oggi la Russia non ha potuto accettare i missili della Nato in Ucraina e i Cinesi non possono accettare l'influenza americana in Taiwan e nella loro zona di influenza nel Pacifico. Le cause sono queste, poi alla gente viene raccontato un evento scatenante o viene data una spiegazione stile buono/cattivo, ma se uno ha studiato e tiene gli occhi aperti è possibile evitare di farsi travolgere dalla propaganda.
Mi è capitato di parlare con varie persone istruite, molto istruite, che però non fanno un ragionamento, ripetono la stesso storia dell'aggressore e dell'aggredito, salvo però non ripeterla quando l'aggressore è un potente amico. Ho anche pensato che forse non sono stupidi, ma hanno un interesse preciso nel prendere certe posizioni. O forse la propaganda gli ha veramente lavato il cervello.
Questa è la genesi di Parliamo d'amore. Della serie: visto che se parliamo di altro finiamo per litigare, parliamo d'amore e di sesso che è più divertente. E qui c'è una spiegazione da dare. Nel 1983 ero andato a fare un viaggio in America e, a Dallas, alla discoteca Confetti, insieme a Daniele e Klaus, avevamo incontrato alcune ragazze con le quali eravamo andati a vedere un concerto dei Police. Abbiamo girato un pò con loro e ricordo che con una di loro, con cui non ho combinato nulla, mi vedeva pensieroso e mi chiedeva di continuo: are you having fun max?.
Un giorno ero a fare la coda in banca e la loro radio interna trasmetteva una delle solite canzoni mezzo rap o trap italiano, sempre uguali senza melodia, con la ripetizione della ritmica e delle parole, e le parole che sono sempre soldi, auto, sesso e lusso. Mi sono messo ad ascoltare un pò gli artisti che vanno per la maggiore, e ho scoperto che molti in realtà non sono male e sono bravi a rappresentare la realtà giovanile. Cantano ( anche grazie all'auto-tuner ) quello che chi li ascolta vuole sentire. C'è anche gente coraggiosa, Ghali, per esempio.
Quindi, sia chiaro, ho tutto il rispetto per questi artisti, che rappresentano il loro tempo, però mentre ero in banca e sta canzone ripeteva e ripeteva la stessa roba, mi è venuto di pensare: ma perchè mi tocca ascoltare questa canzone di merda? E da qui viene le canzoni di EmErDe, per usare un francesismo. Il succo è: se ascolti i testi di queste canzoni, ma anche del resto quelli delle star del Reggaetton in spagnolo, il succo è quasi sempre sesso e lusso e catene d'oro e il nuovo Range, e scopare per ore ed ore, e di quanto eravamo poveri e come adesso siamo ricchi (per sempre).
Molto bene, ma occhio, che stanno già parlando di rifare la leva obbligatoria, e bisogna difendersi dai presunti futuri invasori. Forse sarebbe opportuno parlare anche d'altro ai propri tanti seguaci osannanti, cominciare a trasmettere qualche messaggio utile per non finire tutti fregati. E consiglio di tenersi stretta la collana d'oro, perchè le monete di carta, come Euro e Dollaro e altre, si reggono sulla esistenza e sulla solidità della struttura che le emette, se no non sono buone neanche per pulirsi il culo.
Da quando ho iniziato a fare questi ragionamenti ho sempre sperato che cambiassero i politici, che le cose prendessero una piega più normale, più sensata, più consona a quello che ho visto accadere durante la mia vita. Sono sempre stato un europeista convinto, direi che mi sento cittadino del mondo perchè ho sempre sopportato con fatica i confini, e viaggiando ho scoperto che alla fine le persone sono uguali, ci sono gli stupidi, gli intelligenti, i volenterosi e gli scansafatiche e sfruttatori ovunque. Chi viaggia con gli occhi aperti e senza troppi pregiudizi riesce presto a capire come funzionano le cose e a rimbalzare come un impermeabile la propaganda più nociva. Negli anni '80 dovevo fare code per ore per andare a fare una fiera anche solo in Francia o Inghilterra. Dogane, documenti, burocrazia, soldi buttati via. Poi è arrivata la libera circolazione delle merci, il primo gennaio 1993, e mi sembrava un sogno, poi dal 1997 si è potuti andare liberamente senza dogane anche per le persone, con il trattato di Schengen. Ero pieno di ottimismo e mi aspettavo un futuro radioso di integrazione Europea. In realtà già mi sarei dovuto chiedere: perchè prima le merci e poi le persone?
E poi è arrivato l'Euro, non c'era più bisogno di cambiare le valute, troppo bello. Ma qualcosa mi diceva che se hai la ricchezza, ma non hai la forza (l'europa post seconda guerra mondiale non ha alcuna forza) prima o poi ti troverai nei problemi e, per questo, in quegli anni ero a favore di un rafforzamento del sistema di governo europeo e una riduzione dei poteri nazionali. In realtà pensavo che addirittura si sarebbero dovuti sciogliere gli stati nazionali e fondare un'Europa delle macro regioni. Questo avrebbe risolto anche problemi come quello catalano, basco, irlandese, fiammingo, per citarne alcuni. Se nel 2004 mi avessero chiesto un parere su questo argomento avrei detto questo, con entusiamo. In realtà, cosa vediamo oggi? Quello che interessava agli estensori dei trattati era l'integrazione dei mercati, per poter diventare grandi ditte in un grande mercato. Infatti abbiamo assistito alla distruzione delle piccole imprese e siamo rimasti con poche imprese, sempre più grandi, sempre più straniere. L'integrazione fra i popoli non era in agenda. Ognuno è rimasto nel suo campanilismo e del resto, se dopo cent'anni il nord e il sud Italia non sono ancora integrati, come si può pensare che siciliani e finlandesi la pensino allo stesso modo?
E i cattivi esempi non sono mancati: quando nel 2010 la Grecia si è trovata ad affrontare una crisi del debito, dovuta a prestiti facili non ripagabili richiesti da politici che facevano interessi di altri e non dei greci, c'è stato chi (il premier finlandese Jyrki Katainen) voleva in pegno l'Acropoli per aiutare i greci. Già da questo si è capito che l'Unione Europea è solo una finta. Nei fatti non esiste. E poi l'incapacità di gestire gli accordi di Minsk, seguiti al colpo di stato di Kiev nel 2014, hanno mostrato ancora una volta quanto l'Europa non conti nulla. Di fatto ci sono tanti paesi con i loro governi, che delegano a una commissione, non eletta, la creazione di politiche unitarie. Un pò come se ci fossero 27 titolari di piccole ditte, che fanno un consorzio che tuteli i loro interessi e ci metta un direttore. Il problema è che questo direttore comincia a fare politiche contrarie agli interessi della maggioranza dei partecipanti, sposando la linea di pochi, e cerca poi tutti i modi per rimanere al suo posto. Oggi ci troviamo con degli incompetenti, rispetto ai primi e anche ai secondi, ma anche ai terzi che abbiamo avuto da quando questo sistema è stato messo in piedi. Cosa c'entra Jacques Delors con Ursula Von Der Leyen? Come si può, in una condizione internazionale come quella esistente, mettere due rappresentanti di micropaesi con una storia di russofobia nei ruoli chiave di esteri (una Estone) e difesa (un Lituano)?
Quindi, vent'anni fa avrei detto: avanti con più Europa. Oggi dico, senza il minimo dubbio: alla larga da questa Europa. Ci sarebbe da discutere di cosa fare poi, ma questo è un tema lungo e complesso.
La casa brucia, bisogna scappare, poi pensiamo al resto.
Da queste considerazioni è nato Andremo a sbattere. La canzone inizia dicendo questa è una nave guidata da ignoti, farebbe una buona rima anche con un'altra parola, ma qui è più adatta questa, perchè la mia impressione è che chi appare non è chi veramente prende le decisioni. Non vedo statisti guidati da un ideale e con le competenze necessarie. E per questo la nostra nave sta andando a sbattere contro l'iceberg e per noi è meglio scendere il prima possibile.
Queste persone di cui sopra, persistono in una politica che non sta dando risultati e che, a pare mio è completamente insensata. L'Europa non ha risorse e si priva delle stesse con sanzioni. Il conflitto in Ucraina avrebbe bisogno di una mediazione fra le parti e non di una partecipazione allo stesso, seppur indiretta. Se si prende una parte e si parla di sconfiggere l'altra, bisogna sapere se si ha o no la forza di farlo. E se si ha la forza - non in questo caso - si deve capire che senso ha distruggere la vita delle persone per una causa di questo tipo.
A forza di pensare sono arrivato a questa conclusione: alle elites che controllano l'Europa non interessa il benessere delle persone, ma interessa mantenere il loro potere sulle persone e, ovviamente continuare ad avere il potere che hanno avuto per lungo tempo. Per fare questo, una guerra contro la Russia - che però deve essere presentata come guerra di difesa, perchè noi siamo sempre i buoni - è un'ottima soluzione, dal loro punto di vista.
Si riesce a far crollare la Russia? si divide fra 3 o 4 vassalli e si depreda il paese, ricco di ogni risorsa. Non ci si riesce? L'Europa verrà distrutta e si guadagna prestando soldi ai sopravvissuti con un nuovo piano Marshall a interesse. Tanto i veri capi se ne stanno altrove. Ma c'è un problema, che non è detto abbiano valutato bene. Nell'era nucleare le cose possono finire molto male. E una mattina mi sono svegliato pensando che l'unico posto che potrebbe rimanere in piedi è l'Africa. E quindi ho immaginato gli europei che attraversano il mare.
Pensando all'Africa ho pensato a mio nonno, nato nel 1911, che, come si vede dal suo foglio matricolare che ho pubblicato in estratti sul mio sito, ha passato, fra servizio militare, guerre e prigionia, 9 anni sotto le armi, morto a 68 anni (tre anni più di me ora) che ne dimostrava 80, con schegge vicino al cuore, con le articolazioni devastate. Mi racconta mia madre che è tornato dalla prigionia che pesava 30 kg, con la malaria, che è andato avanti mesi a bere solo latte. Penso a queste cose e quando sento che oggi si parla di voler mandare giovani in guerra per una guerra senza motivo, non posso star zitto. Per me non mi importa niente, ma per i giovani è un disastro che abbiamo la responsabilità di cercare di evitare.
La canzone è Emilio.
Per concludere l'album con la speranza, ho usato le parole del grande presidente Pertini, un gigante fra i nani.
Opus ad meliora, che è il sottotitolo, significa un lavoro verso cose migliori, un'opera verso il miglioramento. Questo è lo scopo per cui ho scritto e suonato queste canzoni, per lanciare un sasso con arrotolato un messaggio, e per dimostrare, almeno a me stesso, che non sono rimbambito.
Vi invito a condividere le mie canzoni con chi volete. Sono presenti su quasi ogni piattaforma, sia a pagamento che gratuite. Potete contattarmi ai link di contatto presenti in fondo alla pagina di questo sito.



Elenco delle canzoni dell'album Politicamente (Opus ad meliora)

Tutte le canzoni sono state composte, suonate e registrate da Massimo Portolani fra il 2022 e il 2025